lunedì 10 agosto 2009

Infettare Linux (Ubuntu) con un worm

So che è passato molto tempo dall'ultimo post e me ne scuso con i miei lettori, ma lavoro ed altre cose spiacevoli mi hanno tenuto fuori dal mondo di Internet.
Come potete vedere il titolo parla di worm e Linux, un binomio che è difficile conciliare, almeno normalmente. Vediamo come ho fatto ad infettare il mio Ubuntu con un worm... e come ho fatto a toglierlo.

Partiamo dai presupposti: un sistema come Linux è molto più sicuro di Windows perchè gli applicativi sono eseguiti con privilegi di utente comune e non, come su Windows, di amministratore. Quindi passiamo alla mia disavventura: tempo fa ho collegato una mia penna Usb al computer della mia fidanzata e, tra le varie cose, ho ereditato anche una copia del worm Brontok. Dopo aver portato la chiavetta a casa mi sono accorto degli eseguibili in ogni cartella e ho avuto una pensata malsana: vediamo come gira su Wine.
Avviato il worm all'apparenza non succede niente, come nelle migliori tradizioni dei virus ma un giro nel Monitor di sistema mostra il processo wine-server e la sua intensa attività nello scambio dati sulla porta 25 (la porta del Smtp). Dopo un adeguata terapia (kill process), ho dato un'occhiata alle cartelle di sistema. In molte di esse c'era una copia del file exe del worm. Ma di tutte le cartelle infettate non ce ne era una fuori dalla cartella utente (\home\giovanni) cioè fuori dai privilegi di scrittura del Wine.
Quindi con questo test banalotto abbiamo dimostrato un paio di cose: che il Wine funziona molto bene nella gestione di applicativi relativamente semplici come questo.
Ma la cosa più importante da sottolineare è che nessun sistema operativo, anche se sicuro come linux, può essere infettato da un utente stupido (o molto curioso!).
Per la cronaca per rimuovere il worm sono stati sufficienti un paio di passaggi: rimuovere i file exe infetti da ogni cartella e, per sicurezza ulteriore, rimuovere il Wine con il parametro --purge.
Ed il computer è tornato come nuovo.

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martedì 30 giugno 2009

Lo Yin e lo Yang

Certe volte è proprio vero che gli opposti si attraggono.
Che ricordi che mi ha mosso questa foto!


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lunedì 29 giugno 2009

Recensioni semiserie: Il Kimco Xciting 500

Giorni fa lo scooter di mia madre, uno Sportcity 200, ha deciso di piantarmi in asso giusto una sera che mi serviva. Rimedio quindi uno scooter di scorta per la serata: un Kimco Xciting 500.

Non avevo mai guidato scooter di queste dimensioni e la cosa mi preoccupava parecchio. Dopo aver preso confidenza col cruscotto, sul quale compare un inutile contagiri, decido di accendere e partire. Il primo impatto con lo sterzo, assolutamente indiretto, è traumatico e per poco non si stava per tramutare in un impatto con un albero. La sensazione è quella di manovrare una petroliera, con te che impartisci un ordine e lei che risponde dopo un paio di chilometri. Questa sensazione permane sempre in manovra, specialmente nello stretto, con lo scooter che sembra sempre cadere. Per fortuna il minimo, furbescamente lasciato alto, aiuta a divincolarsi nel traffico. Continuando a parlare del motore l'ho trovato pieno e potente, anche se in città non ho avuto modo di testarne l'allungo. Ma, da quanto mi dicono, lo scooter raggiunge tranquillamente i 150 km\h. I consumi si attestano, in città, su un imbarazzante 10 km\l, una media da Suv. La cosa che più mi ha irritato, stranamente, non sono nè i consumi nè il peso ma bensì la posizione di guida. Sedendosi la sella risulta larga e dura, oltre che molto bassa da terra. Pensavo quindi di trovare una posizione comoda e appoggi facili. Ma mi sbagliavo: pur non essendo una persona di bassa statura mettere a terra entrambi i piedi è complicato dalla sella larga e dalla pedana enorme, tanto che mettere entrambi i piedi a terra sembra più una spaccata ginnica che un allungamento della gamba. Una volta ripartiti i piedi trovano facile appoggio sulla pedana, la quale risulta però troppo alta e le ginocchia ne soffrono. Ne risulta quindi una guida "da chopper" con ginocchia più alte del bacino e braccia larghe.

Concludendo questa rapida recensione posso dire che il mezzo non mi ha entusiasmato molto, essendo un fan di veicoli piccoli ed agili; ma che, volendo capire le motivazioni che possono spingere una persona a prendere uno scooterone, trovo strana la sella dura e la posizione di guida stancante anche nei brevi percorsi. Avrei preferito una sella morbida come un sofa e leggermente più alta, anche perchè il parabrezza copre efficacemente il passeggero dietro.

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Recensioni Semiserie: I love Radio Rock

Qualche giorno fa ho avuto modo di vedere, o per meglio dire degustare, un film che i miei (2) lettori apprezzeranno sicuramente: "I love Radio Rock". Narra il film che negli anni'60 la BBC trasmettesse musica e programmi a dir poco ingessati e che un imprenditore avesse deciso di trasmettere radio rock da una nave al largo delle coste inglesi.

Come si vive per mesi su una nave tra soli uomini DJ strafatti ed una lesbica? Soprattutto come si vive lì se tua madre ti ha mandato per farti capire come si vive fuori da un college? E' quindi tramite gli occhi di un giovane ragazzo, alter-ego di Ali, che conosciamo personaggi come Il Conte, Gavin, Quentin e Dr. Dave. Nel frattempo che i nostri eroi del rock vivono secondo le regole della trinità "Sesso, Droga e Rock 'n' Roll" a terra il ministro delle comunicazioni cerca un modo di far chiudere questa radio pirata. Se dovessi esprimere un'opinione sul film potrei dire soltanto: "Capolavoro!".
D'altronde non poteva essere altrimenti quando, alla regia e alla sceneggiatura, hai un uomo capace di creare "Quattro matrimoni ed un funerale, Love Actually e Notting Hill"; come attori puoi contare su gente del calibro di Bill Nighty, Kenneth Branagh, Philiph Seymour Hoffman (doppiato da un immenso Pannofino), Emma Thompson, Nick Frost non può che venire fuori un film totalmente folle e meraviglioso.
Per gli amanti del rock come i miei lettori uno spaccato della vita anni'60 ed un tuffo indietro nella meravigliosa musica di quegli anni.



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venerdì 19 giugno 2009

La mia moto ideale: la "Granpasso"

Come alcuni sapranno sono un motociclista platonico, nel senso che ho la passione ma mi manca il mezzo. Mentre cerco su internet una moto che mi possa permettere (quindi nessuna) ho lasciato sfogare la mia fantasia alla ricerca della moto dei sogni.

L'ho chiamata Granpasso, per lasciar intendere quale dovrebbe essere il suo terreno naturale: tornanti e rettilinei brevi. Quindi moto leggera e corta. Partiamo dal motore: niente di particolare, soltanto il motore dell'Aprilia Sxv550 puro e semplice come esce dalla casa di Noale ma con la gestione elettronica e le mappature della sorella Shiver. Abbinato ad una trasmissione a 6 marce un po' più turistica, con la 6° di riposo per abbattere i consumi. Il telaio rimarrebbe quello Aprilia nei materiali: traliccio di tubi in alluminio e uno scatolato d'alluminio come forcellone. Bibraccio, ovviamente. Interasse intorno a 1380 mm. Doppio freno a disco anteriore da 280 mm e disco singolo da 240 mm al posteriore. Cerchi da 17 e pneumatici 120/60 e 160/60.
Non volendo una naked dura e pura metterei un cupolino decente che copra la strumentazione, con contagiri analogico (sono un nostalgico), qualche LED, ed il resto digitale. Ed è qui che mi piacerebbe sbizzarrirmi e creare la differenza con le altre moto: per il modello base un banale trip-computer. Per la versione S niente display: la moto viene fornita di un alloggiamento impermeabile per inserire il proprio smartphone (anche in vendita come optional con la moto) con vetro antiriflesso e cavo dati-corrente. Un piccolo software sul telefono mostra i parametri della moto (temperature, giri motore, consumo istantaneo,...). Il resto è devoluto alla fantasia dei programmatori.

Quindi è giunto il tempo di concludere questo articolo: la moto verrebbe a costare molto, inevitabilmente, forse intorno ai 12.000 €. Ma credo che il costo sarebbe ripagato da una esperienza di guida diversa dal solito. Come guidare una bicicletta senza dover staccare il gruppone in salita.

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venerdì 5 giugno 2009

Editing Video su Linux: Kdenlive

Oggi ho proprio voglia di parlarvi di editing video. Non perchè sia la Giornata Mondiale del ridoppiaggio infame, ma perchè mi sono divertito con un programma disponibile sui repository di Ubuntu e volevo condividere l'esperienza con voi.
All'inizio ho provato il software Cinelerra, disponibile sui repository Akirad, ma il suo uso è tutt'altro che elementare. Quindi ho "ripiegato" sul ben più semplice ma non meno potente Kdenlive.

L'interfaccia è molto semplice: in alto a sinistra la "Struttura progetto" ovvero la finestra in cui si possono banalmente trascinare gli elementi da inserire nel filmato. E' da notare come siano accettati in ingresso tutti i media gestiti dai driver Gstreamer, cioè praticamente tutto, compresi i file jpg.
Poi troviamo la "Lista effetti (audio e video)", su cui non c'è bisogno di aggiungere molto. Segue in alto a destra il "Monitor della clip" e "del progetto" in cui possiamo vedere la clip selezionata e l'anteprima del progetto per come è nella Timeline. Le due finestre sono separabili, basta cliccare sull'intestazione di una delle finestre e trascinare.
Sotto troviamo la "Timeline" con tre tracce video ed una audio.

Dopo aver importato i video da cui vogliamo prendere degli spezzoni, per selezionare le parti che ci interessano basta riprodurre la clip nell'apposito monitor e selezionare, con le parentesi quadre, lo spezzone che ci interessa. Poi basta trascinare l'immagine nel monitor sulla Timeline ed il gioco è fatto. Una volta ripetuta l'operazione per tutte le clip che vogliamo inserire possiamo pensare alle transizioni tra le parti; se passate col mouse sulle clip nella timeline vedrete comparire delle frecce marroni. Cliccatele ed avrete la transizione già pronta. Se poi volete modificarla potete farlo nella finestra che è apparsa al posto della lista dei file.
Per aggiungere degli effetti audio o video basta selezionare quello di interesse e trascinarlo sulla Timeline. Se l'effetto ha una durata impostabile comparirà una barra verde che potete spostare a piacimento.

A lavoro ultimato potete passare all'esportazione del file tramite l'apposito tasto nella barra.
Notate come siano supportati tutti i principali formati da VideoCd al FullHD. Se non volete avere problemi di compatibilità vi consiglio di lasciare tutto inalterato e cliccare su "Render to file". Alla fine del processo, troverete il file nella cartella del programma che, di default, è nella vostra cartella utente.
Passiamo alle note dolenti del programma: esso ha dei problemi (il bug è noto) con i file .mov non compressi delle fotocamere; io, personalmente, ho ottenuto un filmato con ampi bordi neri.
Al momento il bug è in corso di risoluzione dai creatori del programma.
Sul mio portatile Kdenlive si accontenta di circa 87 mb di ram, quindi è anche abbastanza parco di risorse.
Se volete quindi dilettarvi con l'editing video non avete più scuse: il programma è qua, è gratis ed è semplice quindi...

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martedì 2 giugno 2009

Diario di bordo, cap. 1

Diario di 2 giorni al mare...

Pioggia, pioggia ed ancora pioggia...
In queste occasioni ci vorrebbe a portata il grande Germano Mosconi.

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venerdì 29 maggio 2009

Religioni e computer

Non potendo battere ad armi pari lo splendido "R.A.C.E." di Ali, delizierò le vostre pupille con un componimento a sei mani che vide impegnati Fedone, Ema ed il sottoscritto una mattina nella prima estate del 2003. Il manoscritto verga, in testa al componimento, l'orario 6:35. Ma il mattino non ci aveva colto con la prosa in bocca, bensì dovevamo andare ancora a dormire.
Inizia così "L'Ode a Plextor"

Preambolo:
Tutto cominciò una sera con questo dialogo:
Gio: "Dio e Plextor sono diversi: Dio è uno e trino, Plextor è moltiplicato"
Ema: "Si vede che al tempo Dio non aveva abbastanza supporti vergini."
Fede: "Sì, solo uno."


Sono qui di seguito elencati i Comandamenti della chiesa di Plextor

"Plextor è uno e binario."
"All'inizio vi era solo lo zero poi, visto che da solo non può esistere, venne creato l'uno."
"Noi abbiamo le tavole della legge, ma in ISO."
"Quando muori vai nella copia di backup, quindi masterizzare è trascendentale"
"Plextor creò lo zero con la stanghetta nel mezzo, poi per fargli compagnia gli tolse la stanghetta e creò l'uno."
"Satana tentò l'uno e lo zeroprovando a combinarli in un Cd originale. E fu questo il peccato ORIGINALE."
"L'equivalente di Mosè, un pinguino, che divide il Cd in sessioni."
"La terra promessa è l'open-source"
"Venne il Messia e morendo bruciando liberò gli uomini dal buffer underrun e creò il Burn-proof"
"Il sole è il primo Cd bruciato."
"Gli uomini cercarono l'originalità ad ogni costo e Plextor mandò la Torre di Babele, il primo crash di sistema."
"L'Arca di Noè è il primo backup di sistema."
"Dell'anima è ammessa l'immortalità perchè deve esistere una tua copia oltre quella di backup."
"Noi per fare volontariato invece di fare Overland facciamo Overburn"




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venerdì 22 maggio 2009

Supercar a volontà: La "Roy 01"

Partiamo dai presupposti, un'automobile non può essere sportiva se non è leggera, e non lo dico per fare il polemico con la Mercedes. Ops, mi è scappato. Quest'auto è stata pensata con in mente quella che potrebbe essere la figlia legittima dell'unione tra una 911 Gt2 ed una Elise, ovvero un furetto con zampe da ghepardo.

Una piccola precisazione: non è stato utilizzato il magnesio, nell'abitacolo, per la sua tendenza a prendere fuoco.
Quindi telaio e carrozzeria in fibra di carbonio e solo pochi particolari in alluminio, come telai anteriori e posteriori delle sospensioni ed alcuni particolari dell'abitacolo. Fondo carenato. Serbatoio sdoppiato posto tra l'abitacolo e la lastra para-calore. Sbalzo anteriore ridotto e posteriore ridotto per quanto possibile.

Fanaleria tutto-Led con lampade principali e secondarie in funzione di fendinebbia e per illuminare la strada ai lati.
Prese d'aria davanti alle ruote posteriori, apribili a richiesta per convogliare aria all'intercooler.
Estrattore posteriore e ala regolabile all'anteriore ed al posteriore in angolo di attacco.

All'anteriore i due radiatori, i servizi elettrici ed un piccolo bagagliaio.
Portiere con apertura normale (nel caso da utilizzare come aerofreni ), finestrini in policarbonato apribili. Abitacolo con 2 sedili in fibra di carbonio a guscio, con supporti per la testa e cinture a 6 punti, avvitati su una slitta in alluminio a cui è imbullonata anche la pedaliera e la struttura che regge il volante ed il “cruscotto”.
Per risparmiare peso non è presente un vero cruscotto né una vera plancia, ma le informazioni vengono proiettate sul parabrezza tramite un head-up display. In aggiunta si può montare un monitor touchscreen da 9 pollici. Niente airbag. Connettore per telefono cellulare ed interfono.
Tutti i comandi, oltre ai led di cambiata, sono raggruppati sul volante. Servoassistenza elettrica solo in manovra.

Motore e trasmissione:
Motore posteriore centrale disposto longitudinalmente. Cilindrata di 4 litri, 8 cilindri a V di 90° per avere una migliore rotondità di funzionamento e baricentro più basso.
Basamento in alluminio-magnesio e teste in titanio. Potenza di circa 700 cavalli e coppia di circa 80 kgm. Regime massimo a circa 7000 giri.
Sovralimentazione mediante 2 turbocompressori in serie (doppio stadio) con schema Triflux e due intercooler.
Turbo più piccolo a geometria variabile. Intercooler sdoppiato posto lateralmente al motore orizzontalmente sotto il pianale dell'auto. L'aria calda viene convogliata ed esce superiormente.
Iniezione diretta con iniettori piezoelettrici da 120 bar.
Distribuzione a 4 valvole per cilindro comandate da alberi a camme con fasatura variabile, 2 alberi per bancata.
Motore d'avviamento e generatore Dc collegati da cinghia, alberi a camme collegati con cinghia.
Bielle, valvole, pistoni e quant'altro in titanio.
Lubrificazione a carter secco con serbatoio olio a nido d'ape per evitare che forti g laterali compromettano il funzionamento della pompa.
Supporti motore a controllo elettronico.
Collettori di aspirazione in carbonio-plastica.
Linea di scarico in titanio con 2 linee indipendenti con silenziatori e catalizzatori escludibili con valvola cut-off e finale in acciaio. Rigorosamente accordati.

Trazione posteriore. Cambio a doppia frizione in bagno d'olio (una a secco non reggerebbe la coppia) con 6 marce collocato a sbalzo delle ruote posteriori in blocco col differenziale (anche esso a sbalzo) per spostare le masse il più possibile al retrotreno. Semialberi in fibra di carbonio. Differenziale elettronico programmabile.

Sottoservizi: Tutto elettrico, tutti i servizi ausiliari sono gestiti da un generatore Dc, scollegabile, e da una batteria da 90 A disposta all'anteriore.

Sospensioni ed ammortizzatori: Doppi bracci oscillanti anteriori e posteriori in alluminio push-rod con ammortizzatori regolabili. Trapezi superiori con attacco regolabile per cambiare l'angolo di camber.

Ruote anteriori da 18 pollici e posteriori da 19.

Freni: Carbo-ceramici autoventilanti forati con Abs da 360 mm. all'anteriore e 320 al posteriore.
Ripartitore di frenata regolabile.

Peso: circa 1000 kg

Lunghezza: circa 4.3 m.
L'auto viene tarata per avere un comportamento neutro in ingresso e moderatamente sovrasterzante in uscita di curva, con una marcata sensibilità al rilascio.
Elementi non importanti:
Prezzo: potrebbe rimanere al di sotto dei 600.000 euro
Mortalità: come da progetto, cioè elevatissima (se non la sai guidare muori)
Consumi: imbarazzanti
Optional: nulla
Understatement: non considerato
Corredo di bordo: software per programmare motore e differenziale; attrezzi in titanio; scarpe da guida e tuta su misura.
Sebbene la configurazione dei sottoservizi consenta, in teoria, di adottare un dispositivo tipo Kers utilizzando la potenza contenuta nella batteria; tale sistema non è stato preso in considerazione
Ausili alla guida: solo l'Abs.


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Hello Florence!

Salve a tutti prodi navigatori, per essere finiti su questo piccolo spazio dedicato alla follia. In questo blog si parlerà di auto, moto, cazzate, fotografia, computer... Spero che il blog non vi venga a noia troppo velocemente, in tal caso pubblicherò qualche foto di maialone!

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